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Trento. | 485 |
Paesi; e ciò segue frà termini d’honor, e di civiltà.
[Bere fresco in Trento come in uso.] Quanto poi al bere fresco, benche facciano in Trento calori grandi, e vi possa essere famigliar’ il giaccio: non s’ama gran fatto tal delicia rispettivamente. Se pur delicia devo dir quella, che togliendo al Vino il proprio natural gusto, reca à chi lo beve con crudezze di stomaco anco dissenterie, e flati, e dolori d’hipocondria, come purtroppo parlano gli effetti: e in ogni modo quest’uso, per pernicioso che sia, si accarezza. Tant’è vero, che l’Huomo da se stesso si stermina per diletto.
[Ber in giaccio, e suoi effetti.] Non è però, ch’io condanni il bere fresco, che anzi lodo grandemente, come proprio à concentrar il calor natio, resister alla putredine, e cacciar dal centro alla circonferenza i pravi humori, come dottamente scrive il Pisanelli. Ma vorria essere rinfrescato il Vino dall’aria fredda, e non dall’Acqua, molto meno dal giaccio, ch’è il più nocivo: quando non s’habbia per Correttivo necessario con il caldo di stagione, ò di Regione quello insieme di Complessione; e non solo di chi beve: ma del Vino stesso, qual, se non è valente, non vuol giaccio. [Bere fresco lodato.] La Neve, come che ritien assai dell’Aria, riesce meglio; quindi nella Sicilia, dove si fà particolar studio di bere fresco, non vi sarà Persona, per povera che sia, che non voglia per il meno ogni giorno "Pane, Vino, e Neve". E da che s’è introdotto tal uso di bere fresco (che saranno circa 60.