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Trento. | 463 |
havendo la vera Fede, altro non sperano da Vita così macera, e austera, che il Bene di poter doppo Morte entrar’ in altro Corpo, credendo in tal modo con Pitagora la Trasmigratione dell’Anime. Quanto perciò sono miserabili gli Heremiti falsi, tanto più felici di gran lunga sono i veri, à contemplatione de’ quali hò quì dovuto far quest’Episodio.
[Promontorio notabile.] Vicino al Colle di S. Rocco stà, come un Promontorio in Isola, formato, credesi, dall’Acque del Diluvio, essendo, com’è una congerie di rottami, e materiali trà se conglutinati, & impetriti; E nello scavare, che si fà, si son trovate Ossa pur impetrite, Conchiglie di mare, & altro. Gode questo sito una delle più belle viste, & signorili; vi nascono Vigne di conto, e con il Maso, vi stà una gentil Foresta di Roverelli, fatal per i Tordi. Sù’l Tener di S. Bartolomeo trovasi trà gli altri Luoghi Casteller già d’antico Castello, come fà creder il Nome stesso di Casteller, cioè Castello era.
[Mesiano, e suoi Vini.] Mesiano poi, dove si vede il Castel antico di Pietra piana, benche hormai diruto, è sito stimabile per Vini in quantità, tutti qualificati, e per rarità si dà la Goccia d’Oro: [Goccia d’oro quale.] Vino così detto dalla pretiosità del sapore, e dal color, che sembra un Or potabile con lega di dolce, ne senza fumo, per la copia de’ spiriti, che in se ritiene, rendendo dell’Aromatico; qualità commune de’ Vini Mesiani. Li Masi qui sono de’ più commodi godibili, e ben posti, quelli massime, che hà la prominenza del Colle. A torno Mesiano si fanno