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Trento. 369

[Possesso del Vescovo Carlo Madrutio, e honori fattigli dalla Città.] vedute d’altro Vescovo. S’eressero tre Archi di trionfo uno più dell’altro sontuosi; il primo al Luogo di Castello; il secondo alla Torre di Piazza; il terzo al Cantone, che fù stimato il più proprio sì di machina, come di figure, freggi, motti, simboli, e geroglifici; e nell’entrar’ il Prencipe in Città passò da Porta Santa Croce fin’ al Duomo con grandissimo seguito di Cavaglieri, e Feudetarij sempre trà lo spalleggio d’Huomini in Armi, che al numero di 800. tutti scielti, e lucidi sfilavano bravamente. E v’intervenne trà l’altre una Cavalcata di 50. Gentil’huomini in habito di parada, e con livree bellissime fatte espressamente. In Duomo doppo la Messa cantata udì il Prencipe l’Oratione detta in sua lode dal Canonico Beltrami. E il doppo pranso li 50. Gentil’huomini furon quelli, che portorono il Regalo al Vescovo per parte della Città. Il resto del giorno poi seguirono Festini, e Balletti in Castello con una nobil Giostra in Contrada Larga, dove si corse ad oggetto di tre Premij considerabili posti dal Prencipe, e la sera si fecero giocar fuochi d’artificio mirabilmente.

Trà i motti, che parlorono sù i Portoni, ò Archi si fecero intendere questi Versi, che son’ notabili:

Aurea speramus Te Principe saecula nostro;
Candida corde inerit tempus in omne fides.
Vivite felices, securi vivite, vestrae
Semper fixa animo cura salutis erit.
Nec mora, nec requies, dum vobis utile, Cives,
Accrescatque simul gloria, fama, decus.