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32 | Trento |
[Tempi, che suol’inondar l’Adice.] sopra de’ Monti; in quello perche le pioggie cadono più facili, e più assidue, massime, se regnando Austro non lascia nevicar al monte. E se tal hor avviene, che unitamente calino pioggie, e colino nevi ad un tempo, all’hora è, che con quella del Cielo, da tanti seni di montagne sboccando Acque, e ingrossandosi li Torrenti, nascono le maggiori escrescenze, e inondationi.
[Adice come inondi, suoi effetti.] Hà però questo di proprio il Fiume Adice, che di natura placido, e quieto, alterandosi và fuori: ma non infuria; inonda: ma non estermina. Le Terre, non hà dubbio, patiscono assai, in tempo massime di Primavera; perche, oltre il guasto delle Biade, resta non poco sterilito il fondo; et i luoghi più soggetti sono i migliori, cioè Campo Trentino, Centa, la Penisola S. Lorenzo, la pianura di Lidorno, e Mattarello; siti questi, che mandano poi anco vapori all’aria, doppo la decrescenza.
[Danno notabile dell’Adice.] Male trà più notabili si è, che l’Adice all’uso de’ Fiumi, e di Fortuna dà, e toglie, e trahendo seco legni, travi, e grossi alberi, questi dove urtano, fanno gran crollo; et il Ponte di Città prenominato se ne risente in modo, che per difenderlo, e tenerlo, che non vadi via, conviene caricarlo di sassi, carri, et altro peso. [Ponte di Trento fù per essere di pietra.] Che però un tal Ponte, ancorche solido, e benissimo costrutto sopra sette Basi di legno forti, vorria essere di pietra, come più volte si proggettò, e, pochi anni sono, fù in procinto sù’l trattato di quaranta milla Talleri, e io ne hò veduto il disegno. Per altro nelle piene del-