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[Trento governato dall’Arciduca Sigismondo d’Austria, e come.] In tanto l’Arciduca d’Austria Sigismondo così pregato dal Vescovo hebbe ben sì raccomandata la Città di Trento: ma fù insieme per punir altamente li seditiosi, e rovinarli: se non era l’interpositione del medemo Vescovo, che non volle vedere l’esterminio de’ suoi, benche contrarij. Sì che l’Arciduca in tutto astenendosi dalla forza, solo tenne in freno, e resse la Città con somma prudenza, e fede, scrive il Pincio.

[Mossa dell’Austriaco contra Trento, e suoi effetti.] Vedendo poi l’Arciduca stesso, che le cose ogn’or più ricalcitravano spaccatamente, e che il Caso di Bellenzano ancor recente faceva impressione non senza gran pericolo di maggior male, risolse venir’ al rimedio del ferro, e reprimer i protervi fattionarij à viva forza. Onde fatto ogni apparecchio di Guerra, hormai s’era mosso con valido Essercito alla volta di Trento: quando soprafatti dal timore i Trentini, e consternati massime i colpevoli, senz’aspettar altro Sacco d’Armi, come tante volte era avvenuto, tocchi anche d’amore verso il pio Vescovo, composti da loro gli animi, sopiti gli odij, e sedate le Fattioni, [Ritirata dell’Archiduca, e ritorno del Vescovo.] tutti unanimi risolvono divertir pregando, come fecero per via d’Ambasciatori, l’armato Prencipe, e richiamar’ à Trento l’amato Vescovo, à cui andorono incontro con grand’honore. Dal che, e dalle nuove interpositioni del Vescovo mosso l’Arciduca, fece tosto batter la ritirata al suo Essercito. Il Vescovo però non hebbe sorte di giunger vivo alla sua Chiesa, perche morì