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di quell’oligarchia avvocatesca che, in fondo, ci regge, e ch’egli non voleva rivelare per tema gli venisse carpito e fatto suo dai Ministro!
Non era ancora confermato deputato che già, come prima oltraggiò uscieri e pretori, così ora maltrattava (egli che pur si dice democratico), ufficiali di posta e ferroviarii, sicchè dà luogo a lamenti e forse a nuove azioni penali, perchè nol rispettano abbastanza.
Ma la prova delle sue follie, assai più che negli atti e nelle parole — in complesso abbastanza temperate e misurate, ed astute tanto che gli conquisero migliaja di ammiratori, — è negli scritti.
Nell’Eco dell’Operaio, nell’Ezio II scrisse articoli sempre più numerosi e sbrigliati.
Lasciandone, per ora, il contenuto, importante era... la quantità; nemmeno quel Briareo dei giornalisti che era il Bianchi-Giovini potrebbe reggere alla soma di quegli articoloni di cui inondava l’Ezio II.
Ora è questo dell’abbondanza esagerata, della quantità sostituita alla qualità, il carattere speciale del mattoide grafomane.
Ricordiamo di Mangione, che si privava del cibo per poter stampare, e parecchie volte vi spese più di cento scudi al mese. Nel 1870, fra le accuse che fa al sindaco Giusso è quella di un migliaio di lire «di danni prodottigli in un mese per vergare quattrocento fogli di carta in reclamo alla Giunta onde meglio illuminarla»; e ciò benchè avesse quattro copisti gratuiti che gli fornivano persino la carta1.
- ↑ Vedi sopra, a pag. 7.
Lombroso, Tre Tribuni - 7 |