Pagina:Tre tribuni studiati da un alienista.djvu/92


77

tanta parte d’Italia, e con quei consorzi operai cooperativi di cui i liberali di Romagna ci diedero esempi così belli — essi si limitarono a declamare, molto, contro il prete in ispecie e contro il Governo, a bisticciarsi l’un l’altro in nome di principii, che mal comprendevano, o in nome di quel suffragio universale che fu l’arma prediletta dei despoti contro le libertà popolari; così si perdettero in dimostrazioni antipapaline e irredentistiche, che ad una sola cosa potevano riescire, a risuggellare il prestigio di quegli eterni nemici dell’umano pensiero, col farne, a parole, dei martiri, ed a fatti, degli esseri più potenti che nel vero nol fossero, ed a compromettere all’estero una politica che era già per se stessa troppo fragile nelle sue basi.

Fu in questo tempo — 1882 — che, o per ispirazioni ed aiuti (come alcuni pretendono) quasi ufficiali, o per iniziativa propria che fosse, certo seguendo le sue vecchie tendenze, l’ex-gendarme papale, Coccapieller, si levi contro costoro con una straordinaria audacia, prima nell’Eco dell’Operaio, un giornale che da poco si pubblicava da alcuni operai tipografi a Roma senza molta fortuna e che raddoppiò la tiratura sotto quegli insulti sgrammaticati, ma cari al pubblico perchè personali e violenti, quindi nel Carro di Checco in collaborazione con Ricciotti Garibaldi, infine, nell’Ezio II. - Fu allora che si tentò pubblicare un giornale che gli tenesse testa, Il Fulmine, ma e’ fece fiasco.

Nulla resisteva alle strampalate botte del nascente tribuno: persino i circoli anticlericali si sfasciarono