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l’agro romano; il che è certo una cosa assolutamente diversa. Così Mangione, smentito sulla falsa asserzione che Giusso gli avesse dato uno schiaffo, subito correggeva: Uno schiaffo morale.

Nel 67, certo, fu con Garibaldi e si mostrò, pare, valoroso soldato, e migliore, anco, come scudiere: cessata la campagna fece cento mestieri diversi; il domatore di cavalli, il segretario di circhi, il giornalista, il guardia-letti, peggio anche, forse, ma evidentemente costretto dalla dura necessità. E sempre tenendosi ugualmente lontano e dall’agiatezza e da quella disonestà che il codice colpisce. E chi ha provato come sappia di sale il pane dell’esilio e chi ricorda i gentiluomini francesi, nel 93, costretti a fare da camerieri e da cuochi, non può fargliene un demerito, tanto più in una epoca e in un paese a reggimento popolare.

E deve notarsi, non senza dargliene lode, il disinteresse con cui, malgrado la povertà, respinse ora profferte vantaggiose perchè rinunciasse alla sua nuova posizione politica.

Lo alienista, però, deve tenere nota della mutazione sua continua nei mestieri, che è propria degli uomini equivoci, e più dei mattoidi. Guiteau fece il giornalista, l’avvocato, il predicatore religioso, l’impresario. De Tommasi a 33 anni aveva funzionato da cameriere, falegname, caffettiere, banchiere a pegno, scrittore comico, prestigiatore, bacologo, bettoliere, cerretano, ed anche egli da giornalista. (Vedi Genio e Follia, iv ed., pag. 320). Mangione fu militare, agricoltore, costruttore di ponti, fabbricatore di mattoni, impiegato al cimitero (Vedi mio Arch. di psichiatria e scienze penali, vol. ii, Torino, 1881).