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Dov’era, cos’era questa forza? Vale la pena di studiare l’enigma col lume della psichiatria:

È il Coccapieller un uomo di statura elevata, con fronte alquanto sfuggente e seni frontali spiccati. La testa tende assai più all’ultrabrachicefalia che non avvenga nel più dei Romani attuali, i quali pendono al dolicocefalo; e relativamente alla statura è di volume piuttosto scarso.

Gli occhi, senza essere strabici, hanno poca parallassi fra di loro; e se non fosse errabondo come di chi temesse continuamente un agguato, lo sguardo, come la fisonomia, avrebbe un’impronta di bonomia quasi giovanile e non mostrerebbe alcuno dei caratteri dell’uomo criminale e meno ancora dell’alienato.

Anche la scrittura, ricca di prolungamenti, di graffe a lettere allungate, uniformi, non ha nulla dell’alienato e nemmeno del mattoide; è propria, piuttosto, d’un uomo astuto ed abile nei commerci — d’una volpe, direbbero i toscani, che abbia pisciato su molte nevi.

Ora veniamo alla sua storia biografica, all’anamnesi, come direbbero i medici. — E qui io non posso entrare nella vita privata di un uomo, troppo lodato, e forse troppo calunniato; nè mi valse, per mettermene meglio in chiaro, di richiederne lui stesso. Per un riserbo, quindi, che è troppo naturale, io mi devo limitare a cavarne quanto egli stesso dice di sè in due suoi giornali ultimi, L’Eco dell’operaio — Ezio II, e quanto potei raccogliere da persone di fede sicura, e quanto giudiziariamente risultava nei suoi ultimi processi.


Lombroso,Tre Tribuni-6