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nè egli seppe trarre altra vendetta che annegare due cani che dovevano rappresentarli, e dopo incruente ed inutili scorrerie, tornare a Roma e indossata la dalmatica (!) degli imperatori farsi incoronare per la terza volta. Ma quel che è peggio cacciava intanto il legato del papa, Bertrando (Muratori, Cronaca Estense, XVIII, pagina 409), gettando via così l’ultima àncora di sicurezza nel giorno che più n’abbisognava.

Oltre la bizzarria della consacrazione a cavaliere dello Spirito Santo, preceduta dal bagno nella vasca di Costantino (che ancora poteva spiegarsi colle idee dell’epoca, ma che gli fece grave danno, come di profanazione, nell’estimazione dei più, dei religiosi in ispecie), commise l’insigne follia politica di dichiarare che dopo quella cerimonia il popolo Romano era tornato nel pieno possedimento della sua giurisdizione sul mondo: che Roma era capo del mondo, che la monarchia dell’impero e l’elezione dell’imperatore spettavano alla città, al popolo Romano e all’Italia, il che era voler combattere e il Papa e l’Imperatore. Più tardi, al 15 agosto, colla solita sua tendenza monomaniaca pei simboli, volle incoronarsi con 6 diademi di diverse piante; di edera, perchè amava la religione, di mirto perchè onorava la scienza, di appio, perchè esso resiste ai veleni (come l’imperatore alla malizia); infine vi aggiunse, Dio sa il perchè, la mitra dei re Troiani!! e una corona d’argento!!!

Tutto prova, dice il Gregorovius, che egli avesse intenzione di farsi incoronare imperatore.

E come gli Imperatori Romani dopo la incoronazione promulgavano editti, così egli, subito dopo, con