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li chiamava ad un consiglio o ad una festa, e Rienzi dopo convitatili a lauto desco li fece arrestare; innocenti e colpevoli dovettero provare lo stesso spavento.
Il suono della grande campana avendo fatto accorrere il popolo, vennero accusati di una cospirazione contro la vita del tribuno: nè si alzò una mano od una voce sola per difendere i capi della nobiltà dal grande pericolo.
Essi passarono la notte in camere separate, e Stefano Colonna, battendo alla porta della sua prigione, scongiurò più volte lo liberassero con una pronta morte da una schiavitù così umiliante. L’arrivo d’un confessore e il suono della campana funebre li fecero accorti di ciò che li aspettava.
La grande sala del Capitolino dove si doveva giudicarli era tappezzata di bianco e di rosso come solevasi nei giudizi di sangue. Tutto parea pronto per la condanna, quando il tribuno, intimorito od impietosito, con un lungo discorso al popolo, in loro difesa, li fece assolvere, e anzi loro diede benefizi (Prefettura dell’armata) che dovevano essere armi terribili contro lui. Non sono cose che si facessero a quel tempo; fin il Petrarca trovo ch’era stato troppo clemente; e il popolo minuto l’espresse in un modo più osceno ma anche più energico (costui emette il flato e poi ritira le natiche).
E tanta fu la sua pazzia, dice l’Anonimo (veramente dice pascia), che li lasciò fortificarsi, di nuovo, contro lui e poi mandò loro un messaggero perchè gli comparissero dinanzi; il messaggero fu ferito, ed egli li citò di nuovo e poi ne fece dipingere due col capo all’ingiù e quelli, a loro volta, gli prendevano Nepi;