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«In virtù della medesima autorità e dei favori di Dio, dello Spirito Santo e del popolo romano noi diciamo, protestiamo e dichiariamo che l’Impero romano, l’elezione, giurisdizione e monarchia del S. Impero appartengono di pieno diritto alla città di Roma e a tutta Italia, per molte buone ragioni che noi diremo a tempo e luogo, e dopo aver indetto ai Duchi, ai Re, ecc., di comparire da quel giorno fino a quel di Pentecoste prossimo davanti a noi in S. Giovanni Laterano, coi loro titoli e pretese, senza che, spirato il termine, si procederà in avanti contro loro, secondo le forme del diritto e l’ispirazione dello Spirito Santo».
E tuttavia aggiunge, quasi che non si fosse espresso abbastanza oltre il fin qui detto: «pro generale e pel particolare noi citiamo personalmente gli illustri Principi Luigi Duca di Baviera e Carlo Duca di Boemia, sedicenti Imperatori, o eletti dell’Impero; inoltre il Duca di Sassonia, marchese di Brandeburgo, ecc., perchè compaiano nel suddetto luogo davanti a noi in persona e davanti agli altri magistrati, senza che procederemo contro essi come contumaci, ecc.».
Era troppo! L’animosità dei Colonna e degli Orsini venne sospesa per un momento. Essi si riunirono per combatterlo, per cospirare.
Un loro sicario che voleva attentare ai giorni del tribuno, fu arrestato, e messo alla tortura, accusò i nobili; da quell’istante Rienzi incorse nella sorte di un tiranno, ne prese i sospetti e le massime. Poco dopo, con differenti pretesti, invitò al Capitolino i suoi principali nemici, fra i quali erano anche molti degli Orsini e tre dei Colonna; giunsero persuasi che