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desimo tempo calzolai, ecc., ma lo negano recisamente; e non asseriscono d’essere diventati re, imperatori tutto d’un tratto, ma in seguito ad avvenimenti che hanno qualche vernice di probabilità; erano bastardi di quella imperatrice che godeva tutt’altra nomea che di castità come Maria Luigia, e ne furono affidati a colei che porta ora il nome della loro madre, ecc.
Ed una volta che questo delirio parziale si organa presenta una tenacità straordinaria.
Tutti gli accidenti della vita essi li interpretano nel senso di quello. Qualche volta, è vero, alla prima contraddizione convengono dell’assurdo, ne ridono anche, ma per lo più non ammettono di sbagliare, se non per un grande interesse loro personale (evitare la reclusione, ecc.) o non siano colpiti da una potente emozione che li faccia rientrare momentaneamente in se stessi, come la speranza di vendicarsi, lo spettacolo di molte persone minacciose o severe, dei giudici, per es., od i superiori.
Non hanno, sulle prime, allucinazioni; ma queste pullulano sotto al rigoglio delle idee persecutorie, ed allora passano ad atti illogici: vanno dalla polizia a lagnarsi, protestano, viaggiano per fuggirle, s’irritano se si fa osservare che furono essi che diedero luogo a quelle scene, coi loro sospetti e colle loro azioni.
Alle volte restano immobili o rifiutano gli alimenti, perchè sentono pretesi ordini superiori, che se mangino o se si muovano sarebbero morti. Una donna ricchissima e molto educata un giorno si vide defecare, in mezzo alla stanza, e ciò perchè nella latrina eravi un sistema di lenti e macchine elettriche che