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interrogativi, con continue sottosegnature, con parole speciali di tutto lor conio, proprio come usano i monomani; così già Menke notava di alcuni mattoidi suoi contemporanei che avevano inventate le parole derapti felisan.

Un altro, il Le Bardier, scrisse un’opera per insegnare ad ottenere il doppio raccolto agli agricoltori, evitare i venti ai marinai, un’opera intitolata: Dominatmosfheri; egli poi s’intitolava: Dominatmosfherifateur (De le Pierre, Litèr. des fous, 1882). Il Cianchettini ha trovato il travaso, il Pa... ha la cafungaia, il morbozoe, il Waltuk l'antropomognotologia, il Gem... la ledepidermocrinia; spesso tu vi trovi una tipografia bizzarra con linee verticali tagliate da orizzontali e solcate di traverso e perfino con diversi tipi, come nel Cianchettini.

Molte volte mescolano delle figure alle proprie frasi, quasi per rinforzarle ritornando (parallelamente a quanto vedremo fare i megalonomaniaci) alla scrittura ideografica degli antichi, in cui la figura faceva da segno determinativo; così il Bluet ha nel suo lib. 88 una figura oscena ch’egli esplica ancor più nella sua strana prosa: «L’uomo giacerà supino e la donna a lui presso; un serpe a due teste gli attornia il pene ed un dragone fa entrare la sua gran coda nella femmina».

Tutti nelle loro opere usano un’esuberanza nei frontispizi veramente singolare. Io ne posseggo uno di 18 righe, non compresavi una nota che vorrebbe illustrare il frontispizio stesso. Un dramma ne ha 19. Un’opera socialista, stampata da un italiano in Australia e in puro italiano, ha un frontispizio foggiato ad arco trionfale.