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riguardano il suo ufficio, il suo mestiere, il suo cibo; quando quindi vediamo, p. es., un venditore di frutta applicarsi quasi continuamente a fare ragionamenti filosofici, od un birro sbracciarsi a far il filantropo, come il Bosisio, noi dobbiamo sospettare che la sua mente si trovi in uno stato anormale.

Ma, ben inteso, questa anormalità, a chi ben vi studia, non è mai isolata; quasi sempre si osservano in costoro, insieme alla esagerazione, anomalie caratteristiche, lasciandosi essi, per esempio, dirigere negli atti da una rima (come colui che voleva uccidere un povero curato perchè «curato» faceva rima con «croato»), od adoperando parole antiquate e straniere, od esagerando nelle minuzie o nei simboli, ecc.; od applicandosi ad argomenti poco adatti alla loro condizione, come, per esempio, il Lazzaretti, quando, carrettiere, volle fondare una nuova religione; od in una direzione inutile od anche dannosa, come, per esempio, quella M. che riponeva i suoi aghi in una serie innumerevole di sacchetti rinchiusi l’uno nell’altro, ecc.

Hanno alcuni un esagerato sentimento dell’ordine; così, per esempio, una mia cliente, per la mania dell’ordine, quando allogava nel cassetto la biancheria, ne ritagliava quella che essendo più lunga non apparisse abbastanza allineata.

Così non di rado i pazzi tracciano bei disegni, ma in cui si ravvisa qualche difetto caratteristico.

Uno, per es., nell’eseguire un lavoro di paesaggio, trascura la prospettiva come un Giapponese, perdendosi invece a disegnare con una cura esagerata certi