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vendo le guerre fra le tribù, egli predicava la tregua, la pace; fu favorito sulle prime dagli inglesi, ma poco dopo egli fece bruciare la bibbia, cacciare i missionari, tollerando solo gli ebrei dai quali pretendeva discendessero i Maori; sicchè i sacerdoti furono chiamati Ieu.

Pretendeva far miracoli, slegandosi dalle corde in cui l’allacciavano; ma volendo guarire il figliuolo lo ammazzò, e conducendo i suoi sotto un forte inglese li fece mitragliare tutti.

Ciò malgrado, divenne il Pietro Eremita di una insurrezione contro gli inglesi. «Il Pakeca, lo straniero, — gridava egli, con mille gesti come un ossesso. — è un mostro, un serpe che morde chi lo nutre; è tempo di distruggerlo...»; e poi ipnotizzava i neofiti facendoli rapidamente girare intorno a sè stessi o intorno ad un palo, finchè cadevano sbalorditi e come pazzi, gridavano come cani, si sodomizzavano in pubblico, bevevano il sangue umano, prendevano dei crani inglesi e volevano farli parlare (Fraser Magazin, 1866).

Or ora, il Mahdi, che mise in iscacco l’esercito egizio nel Sudan e dispose, vuolsi, di 300.000 insorti, e predicava la comunità dei beni e faceva leggi, era proclamato per pazzo dai suoi.

Dovunque, insomma, nei popoli più barbari come nei più civili, e più nei primi che nei secondi (e la teoria esposta poco sopra lo spiega), i mutamenti politici e religiosi furono originati o almeno fecondati dai pazzi; ed ecco spiegato completamente l’enimma di Cola di Rienzo.