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e di agitarsi, ricadeva sul suo letto e si assopiva; altre volte invece pretendeva d’essere l’imperatore celeste della China, e tutto ringalluzzivasi quando i visitatori acclamavanlo per celia con questo titolo.
Molti lo venivano a vedere, e gli appiccicarono invece il nomignolo di pazzo, che gli restò per molto tempo. Il delirio poi cessò; egli tornava alle sue umili funzioni di precettore, ed ai tentativi per la terza volta falliti di ottenere la laurea.
Un giorno ci si mise a percorrere quel tal libricciolo cattolico, già avuto a Pekino; e rileggendolo gli parve trovare la chiave di tutte le sue allucinazioni.
L’uomo vecchio a tonaca nera, era Dio; l’uomo di mezza età era Gesù Cristo, ecc. Egli allora si riconfermò nelle sue idee, così che fecesi battezzare da un suo compagno, rovesciò la statua di Confucio, e, trovato qualche vicino che gli prestò fede, fondò una setta che si chiamò degli adoratori di Dio.
Pieno di quel nuovo entusiasmo, si recò dal missionario Roberts e studiò con lui due mesi per ottenere la comunione e il battesimo regolare cristiano; ma anche il missionario, come il dispensatore delle lauree, nol trovò abbastanza degno di ricevere il battesimo.
Allora ritornò ai suoi adoratori, ma fu perseguitato dall’autorità e dovette fuggire e star nascosto sette anni; la persecuzione, come accade, aumentò i proseliti; costoro divagavano in teorie teologiche, essendo poi d’accordo in un certo battesimo a cui seguiva una sorsata di tè, e nel dovere di distruggere ogni immagine; pare che avessero essi pure allucinazioni come il lor capo.