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Le visioni dell’Apocalisse, del vecchio testamento, gli si schieravano dinnanzi. Nel 1491 voleva smettere di trattare di politica nelle prediche. «Vegliai tutto il sabato, l’intera notte; ma sull’alba udii mentre pregava: Stolto, non vedi che Dio vuole che tu seguiti la medesima via?».

Nel 1492, mentre predica l’Avvento, ha un’allucinazione di una spada su cui era scritto: Gladius Domini super terram. Ad un tratto la spada si rivolge verso la terra, l’aria si oscura, e piovono spade, saette, fuochi; la terra è in preda alla fame ed alla peste, ed ei ne predice, fin d’allora, la peste, che infatti avvenne.

In un’altra visione, egli, fattosi ambasciatore a G. C., fa un lungo viaggio al paradiso, vi tiene discorsi con molti santi e colla Vergine, di cui descrive il trono, non dimenticando il numero delle pietre preziose che l’adornavano (Villari, Vita del Savonarola, p. 11 e 304).

Era una scena simile a quella che ci descriveva Lazzaretti (Vedi Archivio di psichiatria e scienze penali, 1, 1880).

Egli meditava continuamente sopra i suoi sogni, e nelle sue visioni cercava di distinguere quelle che gli angeli producevano, da quelle dei demoni.

Quasi mai lo coglie il dubbio di essere in preda all’errore. In un suo libro dichiara: «che il fingersi profeta per persuadere altrui sarebbe lo stesso come far Dio impostore. E non potrebbe essere (continua ad obbiettarsi) che tu ingannassi te stesso? No, risponde; io adoro Dio, cerco imitarne le vestigia, non può essere che Dio mi inganni» (De veritate pro-