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articoli, ma il pubblico non ne faceva suo pro per amor del bello o del vero, ma perchè vi trovava quelle violenti personalità e quelle sudicie oscenità di cui è ghiotto, tanto più care alla nostra ipocrita pudicizia perchè cammuffate da una vernice cattedratica, e perchè insieme vi trovava un’eco a quel sentimento di malessere che destano gli errori, non pochi pur troppo, del governo parlamentare e della sua amministrazione giudiziaria.
Si potrebbe domandare perchè tanto Coccapieller come Sbarbaro siensi manifestati più partigiani della reazione che della rivoluzione, mentre i mattoidi corrono sempre alle idee più novatrici; ma questo può spiegarsi da ciò, che fra noi, dove, almeno a parole, la libertà è già antica, il regresso può apparire una novità, certo un’originalità; s’aggiunga anche quella specie di intuito del vero che è proprio di costoro e che li fa accorti dei danni e pericoli a cui menano le nostre attuali istituzioni. Essendovi, fra noi, poca giustizia, falsa istruzione e nessunissima igiene, va venendo meno ogni giorno quello che dicesi lo Stato, quell’ente impersonale che sopravvive agli uomini, che tiene unite le redini di tutte le amministrazioni e le trasmette intatte e rispettate da una all’altra generazione.
Questo difetto, che va sempre facendosi maggiore, fa che per primo rimedio le menti poco elevate ma oneste si rivolgano come a stella polare a quella forma di governo, in cui lo Stato ha le apparenze della maggior energia, alla dispotica.