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V’è poi da maravigliarsi, dopo tutto ciò, se essi siano entrati in Parlamento, e da farne tanto scalpore? O non rappresentano essi giustamente un dato momento della vita popolana, co’ suoi desideri sfrenati, colle sue aspirazioni generose, co’ suoi odii ciechi e furibondi? Oh se vogliamo escludere costoro, cominciamo col chiudere il varco alla rappresentanza popolare, o per lo meno, a restringere e non ad allargare il suffragio, o meglio, anche allargandolo vieppiù nelle basi, troviamo il modo di far prevalere la maggioranza più assennata, piuttosto che la più numerosa.

Se non che, tutto questo rumore contro la loro nomina si fece perchè interessi personali erano in giuoco. Nè io lessi un solo giornale che protestasse mai contro la nomina, credo senza ballottaggio, di individuo ben più intemerato, ma più mattoide di questo, che si crede un’incarnazione di Confucio e non so se Dio o semidio in terra, certo figlio di un semidio, nè contro la elezione indiscussa, pur troppo, di un uomo che ora si atteggia a Catone, con un passato niente remoto peggiore di molto del suo, e che per giunta non è scusato come in lui dalla incultura, nè dall’umile classe sociale. E niuno protestò quando al governo della cosa pubblica di un dicastero importantissimo sedeva un altro mattoide, i cui programmi e decreti non furono certo di molto migliori degli articoli di Ezio II.

Un altro quesito: che succederà di questo uomo così rapidamente montato più in su dei suoi meriti?

La risposta è facilissima. Fino a che l’aura popolare favorirà una fortuna che era follia sperare, esso