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E Cola trovò favorevoli all’ardita sua impresa, (chi pensi all’indole di quei tempi trova favoloso che un figlio di taverniere, notaio per giunta, non prete, non guerriero, potesse imporsi ai patrizi ed al clero, e parlare a tu per tu, fosse pure per poco, coi potentati), le tristissime condizioni di Roma — che avrebbero fatto tollerare e desiderare qualunque mutazione.
Ma la mancanza di tatto, la incapacità pratica fecero abortire ogni piano a Cola di Rienzo, quasi sul nascere, e lo fecero odiare in pochi mesi da coloro che aveva tanto beneficato, e impastoiarsi in contraddizioni cui forse avrebbe evitato l’uomo più volgare.
Il nuovo sedicente tribuno Romano, invece, all’audacia e alla fanatica convinzione del proprio valore, ch’ebbe pure Cola, spinto fino a credersi inviato da Dio, sa unire tal finezza, tale abilità dei tratti sociali, da farsi quasi perdonare, e spesso non lasciar avvertire ai più tutta la povertà dei suoi concetti.
Non che egli proprio ne manchi, ed ancora meno ne manca il suo collega nel tribunato moderno: al contrario; i concetti pullulano in tutti costoro, ma incompleti, smozzati, in uno stato embrionale; sono come i feti immaturi, prima morti che nati, sicchè la loro inutilità non trova riscontro che nella loro frequenza ed abbondanza.
«In quei cervelli vi ha (dice Daudet), come nei mercati di bric-à-brac, un po’ di tutto, senza trovarvici nulla, causa la polvere, il disordine degli oggetti rotti, incompleti, incapaci al servizio (Jack, v. 11).
Razza vegetante, embrionale, incompleta, assai simile ai prodotti dei fondi marini che hanno tutto