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uno scoppiettìo, più spesso monotono che piacente, e sterile sempre.

Non ho notato i caratteri fisici, le note degenerative che mancano, per quanto io sappia, in lui completamente, come in quasi tutti i mattoidi (v. pag. 6), malgrado un largo sprazzo di eredità morbosa1. Ma quando le opere parlano e così chiaramente, non è indispensabile, quanto lo è pur negli altri casi di pazzia, ove scarseggiano e mancano simili dati, l’osservazione dei caratteri fisici e nevropatologici; ed a me si può credere in questo caso, a me, che forse non ho altro merito nel mondo scientifico, tranne di aver pronato ed attuato — quando pochi in Italia vi pensavano — l’esame clinico ed anatomico nello studio dei pazzi2; e che ne raccolsi sì larga messe d’ingiusti biasimi.

Il termometro è utile, necessario, anzi, in clinica come in chirurgia, ma una frattura od una pseudomembrana si può diagnosticare anche senza il suo aiuto.

  1. Ha cranio calvo ma voluminoso e armonico, leggermente doligocefalo come i Liguri. Quanto ai suoi congiunti: il padre era negoziante alla marina; generalmente lo stimavano per un brav’uomo, e un pizzico di vanità morbosa si notava in una certa prodigalità strana in lui ligure, nella smania di parer più ricco di quanto fosse.
    La madre pare commettesse delle stranezze, ma non era matta. Una sorella soffrì di malattia mentale; peggio un fratello, girava per la città, fermando tutti, declamando degli sproloqui senza senso, ma non dava noia ad alcuno, se non lo tormentavano.
    Una sorella, monaca, è sana di mette; però non volle vedere suo padre morente.
  2. V. Lombroso, Klinische Beiträge zur Psychiatria, Leipzig, 1871. — La medicina legale degli alienati studiata col metodo sperimentale, Padova, 1866.