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degli intelletti che ancora regna; ma vi è di peggio, il paganesimo delle coscienze, una paganeità superstite nel sentimento, nelle passioni collettive, negli istinti politici delle nazioni, tanto più turpe quanto più si copre delle forme di giustizia sociale»; ed in prova ne adduce il procedere rivoluzionario, gli incameramenti ecclesiastici.
È felice sopratutto negli epiteti o meglio negli insulti personali che trascinavano al riso per la fusione di due o tre giochi di parole in una, e per la malvagia o sottile ironia simile a quella che ispira le formazioni gergali e che piace alla gente poco delicata che forma le masse. — Così, per lui, l’ordine di S. Maurizio è l’ordine equino; Romano sempre finisce in mano; Pierantoni, uomo altissimo e colonnello della territoriale, è colonnello Tellurico; Lombroso è un flebotomo che trascina l’obesa nullità dappertutto; Depretis è Cincinnato da barbabietole.
In complesso, però, egli ebbe, sì, alcune idee veramente originali, ma non seppe completarle in forma organica; egli intravvide alcuni veri, ma non li dimostrò. Nè pare ad alcuno grande se non perchè è audace, e perchè moltissimi sono vili e ignorano dove sia di casa la sincerità, e si meravigliano in chi ne faccia uso.
I suoi scritti sono molto più pesanti e abbondanti che seri e concludenti; l’ingegno fa capolino sì ma come un’eccezione o meglio come un’eruzione vulcanica, mentre la scoria e l’inorganico predominano; le eccezioni sono l’effetto, per lo più, oltre che della educazione classica, dei momentanei accessi di genio, paralleli ed analoghi, nell’energia e nella origine, agli