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osservare in apposita nota) parlamentale e elementale a parlamentare e elementare, e non manca dei soliti giochetti di parole prendendosi la libertà di dedicare quel libro alla Libertà.

Parlando del metodo sperimentale, lo chiama «osservativo», o come anche oggi si dice, positivo; e nella sua Filosofia della ricchezza perde una quantità di pagine per mostrare che l’economia politica si deve chiamare la filosofia della ricchezza!!

Un articolo speciale delle Forche dedica per studiare con qual nome si debba chiamare il secondo figlio del nostro Re, figlio... che ha ancora da nascere.

In quest’abuso dell’inutilità egli ha delle singolarità tutte sue, o meglio tutte speciali dei mattoidi; una è quella di collocare insieme molti nomi proprii con un epiteto laudativo od infamante a seconda de’ suoi capricci; per poche linee ciò parrebbe un vezzo umoristico, ma egli è capace di foderarne volumi; così nel numero 26 delle Forche trovo questo giocherello seguito nientemeno che per 114 linee, e tutto ciò a proposito, o meglio a sproposito della etimologia di polizia «per cui città e Stato formavano una cosa sola, come sarebbe a dire Perino e quattrini, diritto e statura, Luzzati e pensiero, Carie e vita nel diritto, De Zerbi e colera» e via via.

Un altro che con questo si connette è quello delle digressioni, e delle minuterie futili. Tutto il suo libro — Regina e Repubblica — è un ammasso di digressioni.

Qualche volta una parentesi vi si caccia dentro nell’altra, e le più senza altro significato o ragione che di sfogare la smania di scrivere.