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rata, e ciò secondo che i nominati abbiano favorito o contrariato il suo delirio fastoso.

«È (dice di lui Dario Papa, Italia, 1882) una mente malsana, allargata dalla scienza in modo che ci si sono gonfiate dentro non si sa quante bolle di sapone. Ed ogni bolla di sapone è un’idea grandiosa di se stesso che riflette alla luce dell’egoismo meriti sublimi del mattoide. Se pone una taglia per ottenere qualcosa, la pone perchè crede di compiere un’opera di giustizia verso se stesso, uomo più grande fra i grandi, apostolo, mistico, politico, scientifico. Quest’uomo che non si compra col danaro, si prostituisce per ottenere una lode. Non basta: si prostituisce per ottenere un biasimo. L’ho sentito io stesso dire una volta: «A me basta che si parli di me, e non mi curo d’altro, e sono felice quando costringo la gente ad occuparsi di me».

E non manca infine il delirio alcoolico, poichè abusa enormemente di liquori, e la maggior parte de’ suoi scritti è dettata in istato d’ebbrezza.

E questo ci spiega i suoi strani errori di logica che parrebbero proprii, solo, dei grandi indebolimenti mentali, per cui spedisce insolenze al Ministro in carta da bollo da 1,20, e sentenzia:

«Un libro buono può integrare delle lezioni non fatte», ed «Un professore che abbia fatto degli errori non può essere nominato».

E per ciò egli che ha ardente voglia di essere nominato deputato, a’ suoi elettori di Savona dichiara che non farà loro nessun favore, nemmeno un lampione, e fa lunghe prediche per convertire i suoi compatriotti, uomini pratici e dati agli affari, al socinianesimo, all’u-