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egli che, al di fuori di quei momenti, almeno così attestano persone rispettabili, è incapace della minima violenza e che già ebbe a scrivere nella sua Libertà «essere stoltezza ed immoralità l’entrare nei secreti dell’uomo privato»1.

È allora che gli si acuisce il delirio persecutorio per cui egli perseguita gli altri, mentre, e perchè se ne crede perseguitato: delirio che, come è il solito caso in costoro, egli rivolge contro a coloro che sono al potere, salvo ad adularli e lodarli quando ne siano caduti, quando ne abbia bisogno o quando sia cessata l’acuzie del male; con che si spiegano le vilissime let-

    domi saltare le cervella dopo di lei e dopo Struver, lo straniero a cui Ella impose di mentire per oltraggiarmi.
    «... E inauguri l’amministrazione dell’insegnamento superiore col trasferirmi a Bologna».

    Ministero Istruzione Pubblica.

    «Al Sig. Cretino,
    «... L’insultare una donna, codardo, non è esercizio di attribuzioni amministrative, ed io ti rompo la testa, sfidandoti a denunciarmi fin d’ora all’autorità giudiziaria, poltrone senza preterito, e senza avvenire.

    «Sbarbaro».

  1. «Vi è un secreto, un mistero che circonda in certa misura ogni più antica ed accettata instituzione privata, onde sarebbe non solo stoltezza, ma immoralità pretendere di alzare il velo che la buona educazione come la civiltà prescrive di religiosamente rispettare. Così, per atto di esempio, ha il suo secreto inviolabile, ha i suoi misteri la vita domestica, la famiglia, nè alcuno ha mai ragionevolmente preteso di sapere ciò che si passa nelle domestiche pareti in ordine alle faccende religiose od a qualsiasi altro negozio di questa e dell’altra vita».