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giare con lui, fa presso il Ministro da delatore al collega A... e tenta farlo destituire per succedergli.

È certo sotto altro simile morboso impulso, che egli, forse affatto inconscio, getta in faccia ai colleghi il calamaio, e sputa ai ministri. e schiaffeggia rivali, e scrive valanghe di oscenità, di insulti, di minaccie, di veri ricatti1, ed entra nel sacrario delle famiglie,



  1. Al Ministro De Sanctis.

    «Bologna, 27 luglio 1878.

    «Signor De Sanctis,
    «.....Ella non solo non mi fa paura, ma m’ispira un profondo ribrezzo e disprezzo: specie dopo che ho in mano tanto da farlo uscire subito dai Consigli di un Re Galantuomo.
    «Alludo al mercato da Lei fatto in Torino dei segreti di Stato, la prima volta che Ella fu ministro.
    «.....Le ripeto sul viso che è un buffone, uno svergognato, un codardo. Coraggio là, coraggio; mi trascini innanzi al Consiglio superiore. Lo esigo! Le ripeto che Ella è un miserabile, un mentitore! Coraggio! Io l’aspetto a Roma.

    «P. Sbarbaro».


    Al Ministro Guido Baccelli.

    «Roma, Campo Marzio 84, li 18 di luglio 1882.

    «Signor Ministro,
    «...Badi, eccellenza, che io nè la prego nè la importuno per questa traslocazione. Io l’attendo senza neppure la disposizione di essere a lei Baccelli minimamente grato, e di perdonarle l’oltraggio codardo e sanguinoso che mi ha fatto, e che prima di morire, od in un modo od in un altro vendicherò.
    «... Ho comprato un revolvers a cinque canne (motivo per cui non posso restituire al signor avv. Augusto Baccelli le sue lire quindici), e con quest’arma soddisferò tutti, facen-