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in cui «lo minaccia di farlo assassinare, gli chiede del pesce, gli affida la cura d’eseguire le sue ultime volontà, e gli designa il luogo dove vuole riposino le sue spoglie mortali; minaccia lui e suo genero d’una sanguinosa riparazione, e nel tempo stesso gli promette che se più tardi una rivoluzione lo farà Ministro, egli proteggerà la sua famiglia, e magari lui stesso». — Era un pensionato dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Polizia, e si diceva loro vittima!

Nello scritto medesimo in cui indirizza alla figlia di lui le suppliche poetiche più appassionate, seguono i più violenti oltraggi (proprio come Sbarbaro con Baccelli).

La tinta d’opposizione politica di cui sembra si colori la pazzia di Sandon non resiste al più semplice esame. Egli compromette ed abbandona successivamente tutte le opinioni e tutti coloro che le rappresentano; nel tessuto delle sue menzogne ed illusioni è facile sorprendere l’influenza del delirio ambizioso, della pazzia affettiva e della perversione morale che le inspirano.

Il tempo delle elezioni politiche è per Sandon un pretesto naturale per sfogare la sua follia ambiziosa1. Egli attribuisce a Carnot la promessa formale di farlo nominare deputato di Parigi: tuttavia preferisce presentarsi nel suo paese (la Creuse), dove senza difficoltà troverà da 8 a 10,000 voti; malgrado ciò egli acconsentirebbe anche a presentarsi come candidato del Governo, il quale gli assicurerebbe l’unanimità; ma alla condizione d’essere sotto il patronato del conte

  1. Idem vedremo per Sbarbaro.