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ispirazione. Io non posso essere pazzo. Dio non sceglie i suoi operai fra i pazzi, e Dio prese cura di me, ed è perciò che io non fui fucilato nè impiccato. Dio finirà col punire i giurati suoi nemici». (Genio e Follia, p. 335).

E quel passo riesce prezioso, anche, perchè ci offre in mezzo a frasi sconclusionate e sgrammaticate, che del resto sono in lui la regola generale, dei brani degni di un colto scrittore.

Gli è che in quel momento l’estro maniaco ha ravvivato di un fulgido lampo lo stonato e monotono pennello del mattoide.

In mezzo ai molti spropositi di Passanante trovo la bella frase: «Dove il dotto si perde l’ignorante trionfa!», e quell’altra: «La storia imparata dai popoli è più istruttiva di quella che si studia nei libri». Il Bluet distingue «la pulcella dalla vergine perciò, che la prima ha cattivo volere senza potere, ecc.». — È naturale che in questi concetti essi rinnovino i pensamenti dei politici o pensatori più forti, ma sempre a lor guisa ed esagerati; quindi nel Bosisio tu trovi esagerate le delicatezze dei nostri zoofili, e prevenute le idee della Royer e del Comte sulla necessità dell’applicazione malthusiana. E il De Tommasi, un sensale, truffatore, trovò ugualmente, salvo quanto v’aggiunse di erotismo morboso, un’applicazione pratica della selezione darwiniana. E Cianchettini vuol mettere in pratica il socialismo: e Coccapieller subodora e sente viva quella necessità che è nel cuore di ogni italiano onesto, dell’ordine, e dell’ordine sotto l’auspicio della monarchia.