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Roma, sono molti; ma io vi prometto che alla Camera smaschererò tutti i farabutti, tutti i... perchè io anderò alla Camera, dove difenderò il Re, il quale, coll’opera mia, assicurerà la felicità all’Italia a dispetto dei birri di Napoleone III. Il vostro Checco non si compra, perchè lui non si vende. Vi saluto: gridiamo: Viva Roma, viva il Re!».
Fece poi seguire un manifesto in cui diceva che «la congrega di tutti coloro che impunemente, da anni ed anni, gozzovigliano alla mangiatoia dello Stato, alle spalle dei contribuenti dell’italico Regno, vede appressarsi l’ora fatale della sua caduta, segnata a caratteri indelebili, marcata a caratteri di fuoco dallo spettro nero, spavento terribile degli uomini di Destra ed oggi di quelli di Sinistra più prevaricatori dei primi».
«Sì, italiani, mi chiamino pur temerario, ma la Dio mercè compirò la sacra missione che mi sono proposta sotto l’egida dell’illustre Casa di Savoia e del popolo, e se il monarca Vittorio Emanuele II mi ripetè più volte:
Tu sei un brav’uomo.
Tu sei un brav’uomo...» ecc.
Quest’ultimi tratti che trovano un esatto riscontro in alcune dichiarazioni di Lazzaretti e di Guiteau, ci riescono preziosi, perchè rivelano una delle cause che rende i mattoidi così influenti sopra le plebi e così superiori ad uomini d’intelligenza e finezza molto maggiore; — cioè la convinzione della loro superiorità così completa, così sincera, che nessuna simulazione potrebbe eguagliare e che finisce coll’imporsi o innestarsi in chi non abbia un criterio più elevato delle cose