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mondo col carattere della grandezza e della dominazione.

Una forza ignota e superiore gl’invia all’opportuno tempo per fondare le nazioni, o ripararne la loro ruina.

Indarno questi uomini creati per le grandi imprese si tengono nascosti; la mano della fortuna, spinta da una forza sovrumana, li porta rapidamente di ostacolo in ostacolo, di trionfo in trionfo, all’apice della potenza. (Si capisce da tutti che allude a se stesso).

Una specie d’ispirazione soprannaturale anima ogni loro pensiero; un movimento irresistibile è impresso a tutte le loro imprese, la moltitudine popolare li cerca tuttavia nel suo seno e più non ve li trova, innalza essa allora gli occhi, e mira in una sfera splendida e luminosa di gloria coloro che agli occhi degli ignoranti, e dei disonesti avversari, non sembravano che temerari».

Da questo punto di vista il suo discorso del 3 febbraio 1886 rassomiglia, salvo una tinta archeologica-socialistica e un eccellente ed onesto fervorino a quello che aveva recitato, dalla stessa casi e dalla stessa finestra, il 15 novembre 1882.

«Mio popolo di Roma! - Vi ringrazio della dimostrazione di affetto che fate al vostro Checco, al vostro deputato, al vostro tribuno. Io veglio sopra Roma, sopra questa Roma seminata di cadaveri schiacciati dal mio Carro. Io vi prego di darvi appiglio; di rispettare la legge come la rispetta il vostro deputato. I nemici miei, che son quelli di