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escono e con cui vivono; non hanno facondia: il loro gesto è l’immagine della loro anima, hanno subitanee inspirazioni che confinano cui genio, come Demostene, Ciceruacchio e Coccapieller». (Dall’Ezio II, n. 116).
Più in su di paragonarsi a un Dio non sarebbe possibile andare, ed è la prova più chiara della forma megalomana; in ciò, ma solo in questo, il Coccapieller assomiglia al grande Cola di Rienzi.
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«Cristo insegnò la morale, predicò inconcusse verità, proclamò la libertà nell’ordine, l’eguaglianza nel rispetto alle leggi ed alle autorità.
Lo seguirono tutti gli uomini di buona volontà, tutti gli onesti e di animo retto; lo perseguitarono i malvagi e tutti coloro che della verità eran nemici.
Se Egli non nacque come Coccapieller in un regale palagio, fu però ossequiato e adorato nel suo umile giaciglio dai Re di Tarso, di Cipro e di Gerusalemme.
E poi non fu messo in dubbio il luogo di nascita del Coccapieller fino a ieri? Non gli fu contrastata la cittadinanza romana, come i Farisei negato avevano l’origine di Cristo?
... Cristo discacciò i mercatanti e i ladri dal tempio sacro; Coccapieller ha purgato Roma dalla maffia e dai farabutti, che congiuravano contro il sovrano ed il popolo.
Cristo insegnava la carità, e i farisei gridavano che era un bestemmiatore; Coccapieller insegna ad amare la patria, a rispettare la monarchia, e viene accusato di libellista; dice la verità, e lo chiamano mentitore; si difende, e lo chiamano impostore.