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— Mi minacci? Ora non potrai dire più d’essere una buona moglie come credevo. E come ti vantavi.
Ella restò senza fiato, ma senza sentirsi avvilita. Il marito non le poteva mentire, ed ella era stata una sciocca. Ma, nondimeno, il suo istinto non la persuadeva. Come quando aveva creduto di sognare un terno sicuro, e tornava a rigiuocare i numeri; con quel suo fanatismo testardo e assurdo.
Ella, allora, aspettando che Enrico entrasse in salotto a bevere il caffè, mentre, gli preparava le fette imburrate, decise di parlarne con lui. Con Giulio non ancora, perchè lo avrebbe ridetto al marito.
Enrico era con lei sornione, e qualche volta cupo. Le parlava a distanza, sempre da sgarbato. Vedendolo entrare più burbero del solito, temette che le rispondesse troppo male. Ma gli chiese:
— Come vanno gli interessi della libreria?
— Non c’è il tuo marito? Perchè non lo domandi a lui? Perchè lo domandi a