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IV.


Il cavaliere Orazio Nicchioli, assessore comunale e capo di parecchie congregazioni di carità, era sicuro di trovare sempre la stessa accoglienza deferente. Entrava con un’aria di bonarietà affettuosa, procurando di non far sentire che egli si considerava il padrone della libreria; e voleva bene da vero a tutti e tre i fratelli.

Aveva una bocca da bambino, e l’arricciava sempre. Guardava, abbassando la testa, da sopra le lenti.

Il giorno dopo che i due fratelli avevano pianto, domandò sottovoce a Giulio perchè non sentisse Niccolò:

— Come vanno le cose?

Giulio arrossì, e gli rispose:

— Non cambiano.