Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 23 — |
Enrico chiese:
— Posso andare a casa? C’è altro da comprare?
Il fratello gli accennò la porta, e quegli uscì.
Enrico, quando aveva comprato qualche cosa, non salutava nè meno: doventava più arrogante e rispondeva male.
Allora, Giulio disse:
— La tavola bene apparecchiata è una nostra debolezza. Siamo tutti eguali: anche la mia cognata. Modesta, l’abbiamo avvezzata male.
Egli ora era impaziente di essere a casa; perchè non lo avrebbero aspettato; e sapeva che i primi sceglievano sempre i bocconi più buoni. Se non ci fosse stato il Nisard, avrebbe chiuso subito la bottega; quantunque un signore gli avesse detto che sarebbe passato a comprare alcuni libri. Egli, pentito, soffriva anche di essersi impegnato ad aspettarlo; e, perciò, si dolse:
— Non capisco come si possono buttare via i denari per comprare la carta