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come se avesse dovuto difendere precipitosamente le due nipoti. Pareva che non potesse stare fermo mai più.

— Per noi, quelle bambine devono essere sacre. Non è vero?

— L’ho sempre detto anch’io.

— Ma Enrico.... Ti pare che Enrico sia del nostro sentimento?

— Diamine!

Ma Niccolò cambiò subito discorso:

— O quando torna con le frutta?

— Sono dieci minuti soli che è andato via!

E Giulio sbirciò il suo orologio.

— Io vado a casa, e vi aspetto là tutti e due. Vieni presto!

Ma Giulio, restato solo, si mise a preparare alcune fatture da riscuotere. Mentre scriveva, entrò, come faceva tutte le mattine, venendo dall’Archivio di Stato, un giovane francese, critico d’arte, stabilitosi a Siena per studiare certi pittori del quattrocento. Era vestito sempre bene; con i baffi biondi e un bastone con il pomo d’avorio cerchiato d’oro. Aveva gli