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re; ma a Giulio, magari aspettando che tornasse, se non c’era.
Il Valentini gli disse:
— Bella vita, sempre a sedere!
— Lo so! Me la invidia anche lei?
— Io? No, da vero. Anzi, ci ho piacere.
— E io campo da signore per dispetto a quelli che mi vorrebbero vedere mendicare. Non faccio bene? Devono tutti mangiarsi il fegato dalla rabbia!
Il signor Valentini fece una risata.
— Oggi, a pranzo, tordi e quaglie, E mi son fatto mandare da una delle migliori tenute del Chianti un vino che, se lo bevesse lei, resterebbe stupito. Dio! Come mi voglio godere! Per me, nella vita, non c’è altro! Sono nato un signore, io; più di lei!
— Più di me? Ah, lo credo! Lei non ha quelle preoccupazioni di cui io non posso fare a meno. Anche stamani son dovuto venire a Siena, perchè il fattore mi s’è ammalato. Come si fa a rimandare al giorno dopo gli affari, con una tenuta di trenta poderi come io ho su le mie