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perchè ridesse anche qualche altro. E, dicendosi troppo credulo e troppo debole ad aver pensato ch’egli doveva consolare un pazzo di quel genere, entrò nella cappella, dov’era attaccata quella tavola; e lo dimenticò subito.
Ma Giulio era restato come ebbro; e aveva una specie di gaudio amaro. Dentro di lui sentiva muoversi come una quantità di cose parassite e malvagie; che volevano prendere il sopravvento. I suoi stati di coscienza si erano solidificati l’uno vicino all’altro, ma irriducibilmente; ed egli tentava invano di metterli d’accordo e di spiegarli con un solo mezzo. Non si sentiva più libero e comprendeva che la coscienza quotidiana si era inspirata non ai suoi sentimenti, sempre mobili, ma a certe invariabilità; alle quali, forse, quei sentimenti si erano sempre attaccati. Ora anche il desiderio di morire era invariabile. Non gli parve necessario rivedere quelli della sua famiglia; perchè credeva che dovesse restare più solo che fosse possibile; come un dovere. Egli,