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già morti! E poi, io!. Mi ricordo di quand’ero giovine. Bastava che restassi una mezz’ora solo e non avessi niente da fare, perchè mi venisse una specie di sospetto che mi faceva paura. Io non ero nè meno sicuro di vivere. Il sospetto che avevo non glie lo so spiegare; ma cercherò di farglielo capire. Lei sognando, qualche volta, ha certamente avuto nello stesso istante una sensazione vaga, non si sa se con piacere o con dolore, che le impediva di credere al suo sogno; e avrebbe voluto che fosse stata la realtà, invece. Ma quella sensazione staccava il suo sogno, lo teneva discosto, senza riescire però a fare di lei stesso e del sogno una cosa sola. Ebbene la realtà, — la chiamano realtà — che m’era intorno, mi faceva lo stesso effetto. Io non sapevo se quel che vedevo era un sogno più vasto, continuo, a cui mi ero abituato; e del quale soltanto poche volte avevo coscienza. Per farla capire meglio, s’immagini che il presente stesso era per me il senso d’una realtà convenzionale.