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suno. C’è un giardinetto mezzo devastato con un abete in mezzo; su cui s’arrampicavano un branco di monelli. La Chiesa è d’un rosso tutto eguale; con le finestre tappate a mattoni e la torre crettata da cima a fondo. Dentro uno spiazzo, tra due mura sporgenti accanto alla torre, su per un arco chiuso che arriva fino al tetto, una striscia d’erba sempre più larga in basso; che va a unirsi con quella del prato.

A Giulio pareva di respirare con una boccata sola tutta l’aria della piazza; ed era come un ragazzo che si trova dinanzi a cose che non può capire, ma vi si attacca lo stesso. Sentiva che poteva parlare con quanta sincerità voleva; una sincerità immensa. Egli, nondimeno, voleva evitare che il Nisard lo mettesse al punto di parlare di sè stesso; e insisteva perchè mai cadesse il discorso anche su le cambiali false. Il Nisard si meravigliava di questa noncuranza tranquilla; attribuendola, a torto, a poca scrupolosità; quasi a un cinismo che gli pareva