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a carte per la sera; e un suo conoscente gli aveva riso su la faccia. Egli, sgattaiolando, corse ad avvertire i fratelli; facendo loro vedere con che aria la gente si fermava, davanti alla libreria. Non c’era più niente da sperare!
Giulio cadde in deliquio; e Niccolò, stringendo la sua testa tra le mani, lo baciava e lo chiamava per nome. Enrico, per non trovarsi a qualche umiliazione brutta, andò a turarsi in casa. E, per essere il primo, disse tutto a Modesta; che cominciò a disperarsi strillando, insieme con le nipoti.
Quando Giulio si riebbe, non pianse; ma aveva gli occhi di chi ha sparso sempre lagrime. Niccolò non stava fermo, andava per tutti i cantucci della libreria; fremendo, bestemmiando e insultando chiunque gli veniva alla mente. La sua voce sembrava un legno grosso che si stronca; ma c’era sempre una specie di risata, che la rendeva più tagliente e sanguigna.
Quando apparve il Nicchioli seguito