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nito, quasi contento; come se, anzi, avesse la bramosia di comprare la cambiale. Egli ci teneva a farsi vedere il più sveglio, quasi il più sagace; ma siccome gli altri restavano ancora indecisi, egli spazientito si ributtò su la sedia, spingendola a dietro con tutto il corpo e puntando i piedi in terra. Badò se ci aveva un mezzo sigaro, e poi si mise a cacciarsi le dita nel naso.
Giulio teneva gli occhi bassi, benchè fosse voltato dalla parte di Enrico; e sentiva le ciglia chiudersi da sè, su gli occhi. Enrico disse:
— O quel mascalzone del Nicchioli non potrebbe cavarci d’impiccio?
Giulio accennò di no, con la testa.
— Ma bisognerebbe almeno che tu provassi!
Giulio si fece di porpora, e disse:
— Glie ne parlai ieri.
Niccolò, allora, smosse un’altra volta la sedia; che scricchiolò come se si sfondasse. E gridò:
— Le bugie nè meno tu me le devi dire.