Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 135 — |
s’erano affilate e parevano fatte soltanto di tendini. Niccolò non voleva essere distornato dal guardarlo, aspettando; e preparandogli un risolino. Ma Giulio disse, con una dolcezza rassegnata:
— Farò un’altra firma falsa.
I due fratelli che s’aspettavano di meglio, restarono zitti; quasi contrariati. Giulio sentì che avevano ragione, e non aggiunse altre parole.
Allora, Enrico disse, con una certa vivacità che credeva approvata da Niccolò:
— Se non trovi un santo più fidato!
— Non abbiamo fatto così le altre volte?
— Ma.... sarebbe tempo di smettere.
Niccolò si drizzò e disse a Giulio, andando alla scrivania:
— Dammi quel che ci vuole per comprare la cambiale: ci vado io.
Enrico disse:
— Aspetta! Riflettiamo, prima!
Allora, Giulio rimise i soldi nella ciotola di legno; pigiandoci la punta delle dita sopra. Niccolò sembrava abbo-