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dire che io li ho tanto abituati a me stesso e ad essere così, che io ho perduto ormai qualunque diritto a ricredermi. Ho fatto bene o male? E non potrebbe essere un bene anche per loro se io riescissi a far conoscere quel che penso? Io ho continuato a vivere adattandomi sempre, e costringendo me stesso a una certa regolarità, che mi sembrava giusta ed opportuna. Ora m’accorgo che posso esser vissuto soltanto provvisoriamente, finchè un giorno dovesse sopravvenire un fatto decisivo, come quello della cambiale, che farà doventare debole ciò che prima mi sembrava sicuramente forte e scelto bene. E se io non volessi più obbedire a tutto ciò che fa parte anche di me stesso, mi troverei obbligato a non stare più in questa casa e forse ad andarmene chi sa dove. L’impazienza del mio stato d’animo deliberativo dipende soltanto da me; finchè io non l’ho manifestato a nessuno. Ma, siccome per eseguire la mia volontà, dovrei necessariamente, in un modo o in un altro farla conoscere a loro, io