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versi ogni cosa e non riusciva più a prendere una decisione. Anzi, gli pareva proibito per sempre che egli potesse trovare una ragione qualunque di quel silenzio cosciente. Se uno avesse parlato di cose allegre, gli avrebbe fatto piacere; e gli sarebbe parso naturale. Pensava volentieri chè Niccolò era andato a Firenze per divertirsi; ed egli stesso non credeva più che il giorno dopo c’era la scadenza d’una cambiale. S’allontanava agevolmente dalla realtà; e gli pareva che avrebbe potuto fare a meno di riavvicinarcisi.
S’accorse che non parlavano più; ed Enrico, sporgendo la testa all’uscio, dopo un bel pezzo, gli chiese:
— Sei stato con il cavaliere?
— Sì: quasi due ore. C’è qualche motivo perchè tu me lo domandi?
— Volevo sapere quel che ne pensi, e se gli hai detto niente. Non te ne fidare: e doppio come le cipolle.
— Ma ti pare che io volessi entrare con lui in certi gineprai? Egli aveva tutt’al-