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le strade erano aperti; ma portavano ancora le spine.
Siena è come tante strisce dritte di tetti e di facciate, della stessa altezza; che si alzano invece all’improvviso dove le case vengono più in fuori, pigliando un poco di poggetto. Ma San Francesco e Provenzano, con spicchi di case in mezzo, da un’altra parte della città, taglierebbero quelle strisce quasi ad angolo retto se in quel punto la pendenza non fosse più ripida. E le mura della cinta, trattenute dalle loro torrette smozzicate e vuote, lasciano un gran spazio libero; venendo fin giù alla strada; come una corda allentata. Poi, la strada gira troppo sotto la cinta; e Siena non si vede più. Ma dopo un poco ritorna; con le case ammucchiate alla ridossa. E la Torre del Mangia pare che si spenzoli, su alta nel cielo, dalle mura.
Il cavaliere disse:
— Si volti a vedere com’è bella la nostra Siena!
Ma Giulio non aveva voglia di guar-