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— Lo sapevo che quel menno lì avrebbe compromesso anche noi!

Niccolò, allora, difese il fratello, e rispose:

— È meglio che tu non me ne parli!

Enrico borbottò le sue solite ingiurie, e andò in una bettola a giuocare a briscola. Egli giuocava anche dopo cena, fino alla mezzanotte. E disse ai suoi amici:

— È una bella sfortuna avere un micco di fratello, che non capisce niente.

Gli amici non badavano se aveva ragione o torto; ed egli poteva dirne quante voleva. Perciò, quasi tutte le volte che aveva messo la sua carta, domandava a qualcuno, senza che nessuno gli rispondesse mai:

— Che gli faresti se tu avessi un fratello come il mio? Non sarebbe meglio nascere soli? Non dovrei trovare il modo, magari per mezzo di tribunale, di farmi rispettare?

Alla fine di parecchie partite, toccava a lui scozzare le carte. Ma egli tenne il mazzo chiuso in mano; e disse: