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e dello stesso seme. Dorme da vero Niccolò?
La voce del cavaliere pareva malata, un poco saponosa, d’una timidità floscia.
Il libraio gli rispose:
— Credo. Non fa altro!
— Mi dica che giovine è.
— Ancora non ho avuto tempo di chiederlo a nessuno.
— O che aspetta? Vuole che me ne incarichi io? Lo faccio con vero piacere. Mi dia il nome.
Scrisse il nome, e riescì dicendo:
— Tra un’ora.... lei saprà con precisione quanti anni ha, di che famiglia è nato, e se è un partito da farsi. Si fidi di me.
Giulio, allora, chiese al fratello:
— Ti sei addormentato da vero?
Niccolò se ne vantò:
— Sognavo perfino!
Dentro la libreria c’era poca luce e dovevano accendere presto il gasse. Nella strada, vedevano passare sempre le stesse persone; e qualcuna si fermava a guar-