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ritaglio di carta su cui fare la nota della biancheria, la scrive frettolosamente su d’una pietra allora allora levigata, coll’intento di ricopiarla quando gli venisse fatto d’aver un foglio di carta. A prendere questa memoria egli si era servito di un composto di cera, sapone e nero di fumo sciolti nell’acqua, miscuglio di cui soleva ricoprire le pietre in guisa di vernice. Avendo più tardi ricopiata la nota, già si disponeva a cancellare la prima, quando l’idea gli venne di provare che cosa sarebbe diventata la scrittura se avesse passato dell’acido sulla pietra, e se non sarebbe stato possibile di ottenere per tal modo un certo rilievo sufficiente a stamparsi come si usava per le incisioni sul legno.

La pietra di Solenhofen essendo per la sua chimica natura facilmente sensibile all’azione dell’acido, Luigi doveva riuscire. Si giudichi della sua gioia quando vide la pietra ribassata dello spessore d’una carta da giuoco in tutti i punti non protetti dall’inchiostro di cui s’era servito! - La tiratura però non era cosa facile. I caratteri trovandosi poco in rilievo, e il tampone di cui si serviva avendo una forma semi-sferica, l’inchiostro penetrava negl’interstizi delle lettere, li anneriva e non permetteva d’ottenere che copie imperfettissime. Fu allora che immaginò d’impiegare, invece dello strumento suddetto, una tavoletta sottile, sulla quale distese uno strato di panno. A quest’apparecchio adattò un manubrio, e per ottenere maggior morbidezza dispose sotto al panno un’altra assicella guernita a sua volta del necessario panno. Fatta così la pila, distese l’inchiostro sul suo tampone piatto. Il panno e l’assicella presentando una conveniente elasticità al nuovo strumento applicato sui caratteri, il risultato incominciò ad essere migliore.

Ecco adunque, dopo molta pena e molta applicazione, Senefelder giunto allo stesso risultato dell’Abate Schmidt. Da questo punto tutta l’importanza della stampa su pietra gli si rivela, e il suo talento ne indovina l’orizzonte. Non tardò infatti ad ottenere, mercè una lunga pratica, abbastanza d’abitudine in questo genere di lavoro, per riuscire ad un facile smaltimento dei suoi prodotti. Allora pensò di stabilire una stamperia, che nel dargli di che vivere, gli avrebbe pôrto il modo di migliorare la sua scoperta. Ma dove prendere il denaro necessario per tale intrapresa? Bernardo di Palissy aveva abbruciato il letto per arrivare alla fine delle sue esperienze: Senefelder non è in grado di farlo. I pochi mobili che ornano la sua soffitta non sono suoi, non ha nulla di cui si possa disfare. Mi sbaglio, Luigi ha ancora la libertà, questo primo dei beni, il solo che l’uomo s’abbia nascendo: egli la sacrificherà in cambio del poco danaro necessario al suo progetto. Il prezzo d’un rimpiazzante nell’esercito essendo di dugento fiorini, questo è quanto basta per fondare una stamperia secondo il suo sistema. Luigi non esita. Sente l’im-

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