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« Il primogenito, che si rese di poi così celebre, viveva allora ignorato in mezzo ai suoi, di cui aggravava la miseria colla sua impotenza. Vanamente s’era più d’una volta adoprato d’alleviare tanta indigenza: tutte le sue imprese erano fallite, e una costante fatalità pareva distruggere le speranze che poneva mano a realizzare. Questa povertà umiliante, quest’incessante perversità, gettarono nel cuore di Luigi una cupa disperazione, e vi fecero germogliare le più sinistre idee.
«Una sera, lungo le rive solitarie dell’Isar, non lungi da Monaco, un giovane pallido e smunto, con gesti rapidi ed incerti, arrestavasi pensoso, meditando un fatale progetto. Ch’era per lui, quaggiù, questa vita di miseria e di stenti? Senza posa incalzato da un inesorabile destino, non faceva che aumentare colla sua presenza l’insopportabile povertà della famiglia, dopo d’aver cercato di scongiurarla. Non era per lui una necessità di liberarla da una bocca inutile, e in un di sottrarsi al peso straziante de’ suoi dolori!......
Ciononostante Luigi, giacche il lettore Tha riconosciuto, rinuncierà alla vita senza rincrescimento in un’età sì piena d’illusioni, per cui sembra creata la speranza? Potrà spezzare spietatamente il cuore de’ suoi fratelli e della madre; della madre diletta soprattutto, di cui quest’ultima decisione, può rompere il filo dell’esistenza, sola risorsa degli altri fanciulli? Chi può dire la lotta dei pensieri che assediano e che agitano questo giovinetto?
«La Provvidenza serbava un compenso a tante sofferenze accumulate su d’un solo capo, e aspettava per largirlo l’istante solenne di quel dramma fatale. Questa lotta interna tra il dolore di lasciare una famiglia e la nudità della sua posizione volge al fine. Senefelder s’avanza già con passo sicuro verso il torrente, quando ai suoi piedi una pietra di forma piatta, unita, di bella grana, attira la sua attenzione. A tal vista una subita ispirazione gl’illumina la mente. Il suo genio travede ad un tratto una sorgente sicura di ricchezza e di gloria in questo misero ciottolo, che non si sarebbe degnato raccogliere il dì prima. Oggi s’impadronisce di questo prezioso tesoro coll’avidità febbrile d’un avaro; corre al misero domicilio della famiglia, si precipita commosso nelle braccia della madre stupefatta, gridando: Dio sia lodato! Ecco finite le nostre sventure! E pone allora sotto gli occhi di tutti la pietra su cui fonda tante speranze; spiega ai suoi, che lo credono pazzo, come concepì la possibilità di sostituirla alle tavole costose su cui s’incide la musica. Tosto si pone all’opera colla perseveranza e col coraggio naturali all’uomo di genio: qualche dì dopo la stampa e l’incisione avevano trovato un’arte rivale».
Queste storie portentose, dove il genio s’accende colla rapidità del fulmine, piacciono al volgo, che non sa quanto un’invenzione costi studio e lavoro, quante prove, quante sconfortevoli ricerche. L’uomo gli par più grande sotto